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Articolo inserito in data 13/01/2009 15:59:43
Grotte in Emilia Romagna
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GROTTA RISORGENTE DEL RIO CAVINALE - 9 gennaio 2009

Grotta risorgente del Rio Cavinale (Ravenna)

coordinate ED50: N 44°14'12,2" - E 11°43'53,5"
quota:                  159m slm

Si trova alla base del roccioso versante nord della rupe su cui sorge la chiesetta di Castelnuovo.
E' una risorgente di notevole importanza perchè da qui torna in superficie l'acqua del vasto sistema carsico che attraversa i Gessi di Rontana e di Castelnuovo, il cui collettore principale è lungo almeno 2 km e in gran parte misterioso perchè per ora si riesce a percorrerne solo un tratto superiore negli abissi Garibaldi e Fantini, e quello inferiore negli abissi Mornig e Peroni, e nella grotta in questione.

Vi si arriva prendendo la stretta strada che porta a Castelnuovo, a sinistra di quella che collega Brisighella a Riolo Terme e più o meno un chilometro e mezzo dopo la località Manicomio (cartelli indicatori per Corolla delle Ginestre e Vespignano), lasciando poi le doline del Mornig a sinistra e del Peroni a destra, superando la deviazione per la chiesetta e iniziata la discesa quella per Vespignano, e infine un gruppetto di case coloniche. Si parcheggia poco dopo gli edifici, nei pressi di una stretta curva a sinistra (piccolo spiazzo e bassi cabinotti in cemento).
Da qui conviene scendere brevemente lungo la strada e abbandonarla andando a destra appena prima di un frutteto; lo si rasenta deviando un poco a sinistra fino a quando in basso si individua un punto per attraversare comodamente la fitta vegetazione selvatica e il fosso del rio Cavinale. Sulla sponda opposta, qualche metro più in alto del corso d'acqua, si trova una traccia che permette di risalirne la selvaggia valletta. Raggiunto in un paio di minuti di cammino nel bosco un caratteristico, enorme masso, con uno strappo secco lo si aggira tenendolo a destra; sopra il sentierino torna evidente e riprende a dirigersi verso la parete rocciosa che oramai si nota fra gli alberi davanti a noi. Ancora uno o due minuti e dopo aver curvato nettamente a destra fra inquietanti macigni di crollo di ogni dimensione, si intravede a sinistra, a quota appena maggiore, una paretina ricoperta da verdissimi rampicanti, con a fianco un poderoso masso vagamente appuntito nella parte superiore. Qui dove la lasciamo la traccia sta superando il ciclopico cumulo di pietroni che copre l'alveo del Cavinale, e pare poi perdersi fra gli stessi.
La grotta si apre alla base di questo muro d'edera e gesso; dal ciglio del pozzetto che permette di entrarvi si distingue chiaramente il rumore dell'acqua che scorre sotto.

- Lo scivolo iniziale è profondo 6/7 metri; è affrontabile in libera, ma consigliabile sistemarvi una corda per evitare inutili rischi (noi ne abbiamo legata a un albero una da 16m). Alla base percorriamo una bassa galleria in buona parte occupata dal torrente. Dopo una decina di metri notiamo un meandrino a destra da cui arriva un piccolo affluente: è il ramo dell'Orso, che seguiamo. Presto diventa un cunicolotto dove è difficile con la portata odierna non bagnarsi; strisciamo superando un gradino concrezionato e un paio di punti in cui è possibile alzarsi, poi sbuchiamo in una cameretta a sezione circolare.
Ancora un passaggio scomodo e siamo in uno spazio di dimensioni appena maggiori, dalla base inclinata ingombra di massi poco stabili; andiamo oltre, lasciamo a sinistra lo stretto sifoncino da cui sgorga il rivolo d'acqua, ci godiamo l'ambiente asciutto per un attimo, curviamo a sinistra e siamo di fronte al fessurotto aldilà del quale la condotta si stringe irrimediabilmente... a dire il vero il vapore che le nostre tute emanano non ristagna, quindi supponiamo che l'aria circoli... e poi il budello all'inizio non è così stretto... avanziamo... per poco, massimo un paio di metri, abbastanza per vedere che gira a sinistra diventando un anfratto impenetrabile... ad oggi...

- Tornati nella galleria principale la troviamo quasi subito "tappata" da quella che pare una poderosa frana. Arrampichiamo su roccia rotta e scivolosa (scendere da qui al ritorno non sarebbe stato semplice) puntando un bucanotto in alto, quindi infilandoci in altri pertugi fra massi raggiungiamo la base, su enormi macigni di crollo, di una grande camera; è nettamente più facile strisciare sotto lungo il corso d'acqua e dove ci si rimette in piedi salire a destra, o sfruttare l'oblò a sinistra per arrivare nello stesso punto. In ogni caso bisogna portarsi in cima al gigantesco mucchio di gigantesche pietre che occupa la metà inferiore del salone, riprendere la direzione originaria mantenendosi a sinistra e così facendo scendere fino a toccare nuovamente il torrente a monte del "tappo".

- Entriamo ora nella sala del Castello, caratterizzata dalla presenza di un grande macigno sormontato dalla pittoresca scultura d'argilla che le dà il nome, o che dal nome della stessa trae significato, e dalla fenditura che a giudicare dal rilievo (la risalita è disarmata) a una ventina di metri d'altezza sbocca in rametto superiore della grotta, piuttosto vicino all'esterno.

- Proseguiamo nell'interessante galleria definita a sinistra dalla liscia e inclinata superficie basale di uno strato e interrotta dall'ennesimo crollo (da segnalare la presenza di poderose frane in quasi tutta la cavità... da paura se si considera la vastità di alcuni degli spazi vuoti e il sottile strato di roccia che resta a separarli dalla luce del sole... fosse marmo potrebbe resistere millenni, ma sul gesso io non scommetterei...). Saliamo da un pertugio a sinistra e sbuchiamo in una camera di limitate dimensioni, con una sottile colata solitaria. Subito ci riabbassiamo e percorriamo la bella ansa che precede un gradino in discesa; sempre sull'alveo piacevolmente concrezionato ci fermiamo di fronte a un basso passaggio allagato, quasi un sifone.

- Il sifone vero, quello impercorribile che separa questa grotta dall'abisso Peroni, è a 15 metri da noi... io a valle non l'ho mai visto, così all'improvviso decido e tenendomi a destra, a faccia in su, scivolo sulla schiena a fianco della pozza finchè possibile, poi in parte dentro... ne esco dopo un paio di metri completamente bagnato, un po' euforico, ma soprattutto consapevole di essere un "coglione"... me ne danno conferma le risate e i commenti di Francesco che, dall'altra parte, non ha alcuna intenzione di seguirmi...

- Risalgo il torrente il cui letto resta piuttosto bello e presto raggiungo la minuscola condotta quasi completamente subacquea: la immaginavo stretta e realmente lo è. Noto che fa una curva a destra e che l'acqua pare immobile... il Peroni è lì dietro... ho già un freddo micidiale e sono costretto a tornare senza perdere altro tempo; butto un occhio al crepaccio poco invitante che sale sulla destra idrografica del galleria (segnato in parte sul rilievo), quindi retrocedo fino al passaggio aldilà del quale Francesco sta ancora sogghignando, ora però con la macchina fotografica in mano...

Nota: mi sono ricordato di come fa il mio cane ad asciugarsi in spiaggia quando lo porto a fare il bagno al mare, e sulla sabbia presente in quantità industriale vicino allo pseudo-sifone ho provato a fare uguale... funziona... anche se poi normalmente il cagnetto si stende a dormicchiare al sole... io invece sono uscito da sotto terra mezzora dopo e ho trovato ghiaccio e neve...

 Alcune foto sono di Francesco, dello Speleo Club Forlì

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